Madonna del Faggio compie 300 anni!

1722-2022: proprio quest’anno si celebrano i primi trecento anni di uno dei Santuari più amati dell’ Appennino Bolognese: Madonna del Faggio.

La storia di questo piccolo Santuario sperduto nei boschi inizia da molto lontano e anche  per la costruzione di questo oratorio si deve ricorrere all’apparizione della Madonna ad un pastorello che aveva le greggi al pascolo sotto un faggio dove, si dice, era comparsa proprio l’immagine della Vergine.  Al nostro pastorello apparve la Madonna e chiese di essere venerata in questo luogo e che ne fosse data notizia al parroco di Castelluccio. Fatti pochi passi, il pastorello si volse e chiese alla Madonna se il parroco avrebbe creduto a questa richiesta. “Và-rispose la Vergine- e non ti preoccupare”.Il giovane restò con il collo storto, e in quella condizione, si recò dal parroco per spiegargli l’accaduto: terminato il racconto, il suo collo tornò come prima! Il pastorello aveva quindi detto il vero e la costruzione della chiesa iniziò  il 16 luglio 1722-il nome originario è Madonna del Rio Scorticato,  dal luogo dove sorge- grazie ad una forte volontà popolare degli abitanti di Castelluccio, Capugnano e Monte Acuto; sappiamo la data certa di inizio lavori grazie al diario tenuto da Don Giuseppe  Pranzini di Castelluccio- dove venivano annotati minuziosamente gli avvenimenti legati alla costruzione della Chiesa unitamente a tutte le entrate e uscite di denaro relative ai lavori. La prima “uscita di cassa” è il pagamento per l’uso di un somaro che serviva per portare terra per la calcina.

I lavori furono fatti  negli anni: un piccolo campanile a vela, quindi non quello che vediamo ora, venne costruito nel 1727 e solo nel 1735 fu lastricato il pavimento della chiesa. Successivi restauri furono fatti negli anni 1752-1754; nel 1763 fu realizzata la volta in muratura che costò 100 lire e che fu interamente pagata da don Giacomo Zappoli. Due anni dopo si costruì il muraglione sotto la chiesa grazie a  7 muratori e 12 manovali. In questo primo periodo l’edificio non ha ancora l’aspetto attuale: non ci sono ancora i due portici laterali ma c’è solo una loggia per proteggere i pellegrini, costruita nel 1767 e lastricata l’anno dopo, mentre il ponte prima del Santuario è del  1769.

Fin dall’ ottobre 1722, il piccolo oratorio-diventerà Santuario nel 1879- si afferma come centro importante di vita religiosa e di devozione alla Vergine Maria, diventando presto anche centro di identificazione della comunità: dal 1751 iniziano le processioni da Capugnano e da Castelluccio e dal 1755 anche da Monte Acuto.

Dal 26 luglio 1756 iniziò la consuetudine di celebrare la festa di Santa Anna: una festa importante per la comunità e, almeno fino al secolo scorso molto sentita: non erano certo molte le occasioni di fare festa! C’era la Messa solenne, Messa cantata, e terminata la funzione, in processione si portava l’immagine di Maria lungo il sentiero dietro al Santuario fino al faggio, che ben presto diventò, nella tradizione popolare, il “Faggio dell’ Apparizione”. Impartita la benedizione dal sacerdote a tutti i convenuti, si poteva iniziare a fare la festa vera e propria: passato da poco il mezzogiorno, si poteva mangiare il pranzo portato per l’occasione da casa e terminato il pranzo, i pellegrini potevano tornare per tempo alle loro case, spesso distanti.

Un’altra occasione di festa era la processione dell’ Ascensione: sulla falsariga della processione della Madonna di San Luca, la Madonna del Faggio veniva portata dal Santuario fino a Castelluccio per poi riportarla indietro il giorno dell’ Ascensione; ma questa più che un’occasione di festa era l’occasione per rimarcare ancora una volta la rivalità tra Castelluccio e Monte Acuto. Quando la processione arrivava  al casone detto “Della Benedizione”, gli abitanti di Castelluccio dovevano passare  la fioriera della Madonna a quelli di Monte Acuto, i quali avevano cura di voltare l’immagine di Maria verso il paese mentre il parroco impartiva la benedizione. Quelli di Monte Acuto, a torto o a ragione, temevano che i “Castluccianti” volessero evitare l’appuntamento al Casone della Benedizione e non passare la Madonna. Erano perciò molto attenti e organizzavano dei sistemi di segnalazione. In una nota del 1804, siamo in epoca napoleonica, si legge che la Santa Immagine fu accompagnata al suo Santuario con la scorta della Guardia Civica del Castelluccio per evitare litigi.

Oltre che per la festa di Sant’ Anna o per l’ Ascensione, i fedeli accorrevano al Santuario per necessità personale ma anche per bisogni collettivi: il 22 agosto 1756, anno siccitoso e senza pioggia, andando in processione alla Beata vergine, ecco arrivare la tanto attesa pioggia! Il miracolo così ottenuto non faceva altro che aumentare e consolidare la fiducia in questo luogo, soprattutto in secoli in cui un’ estate siccitosa (o di contro eccessivamente piovosa) poteva compromettere il raccolto, se non addirittura perderlo. Questo poteva dire fame, malattie, miseria. Ma alla Madonna del Faggio non si va solo per chiedere favori: ogni anno, a novembre, gli abitanti di Capugnano, Castelluccio e Monte Acuto si recavano in pellegrinaggio per ringraziare la Madonna per il raccolto delle castagne, alimento fondamentale, se non quasi l’unico, delle popolazioni montane.

Nel 1970 crollò il faggio plurisecolare che la tradizione popolare aveva collegato all’ apparizione della Madonna: del faggio resta solo il troncone, su cui ancora oggi, viene appoggiata la Madonnina nella sua fioriera prima della benedizione, il giorno di Santa Anna. Nel 1981 i resti del tronco secolare furono coperti da una tettoia in legno mentre i resti del faggio secolare sono conservati in una teca di legno e vetro all’ interno del Santuario.

Ma non posso festeggiare Madonna del Faggio senza ricordare il  romitto. Il romitto, o eremita, è un personaggio presente in molti altri Santuari di montagna, è  un laico che, abitando nella piccola canonica del Santuario (detta romitorio), diviene di fatto il vero e proprio custode della chiesina. Fin dal 1756 e fino al 1964 un romitto fu presente al Faggio in modo pressochè continuativo: il primo romitto della Madonnina fu Antonio Macientelli di Granaglione che si stabilì nel romitorio nel 1756.

Il romitto conduceva una vita molto ritirata; nella buona stagione aveva sicuramente frequenti incontri con pellegrini, taglialegna e carbonai, con mulattieri che percorrono il sentiero che dalla valle del Silla arriva in Toscana, nella valle dell’ Orsigna e della Maresca; in inverno, invece, l’isolamento aumentava e sicuramente restava isolato per lunghi mesi. Fin dai primi tempi il romitto si mantiene per mezzo delle colte, raccolte di canapa,grano, lana o formaggi, che conduceva nei paesi vicini a seconda dei vari periodi dell’anno. Nei libri di amministrazione del Santuario sono annotati i proventi di queste colte, di cui una parte resta al romitto ed una parte serve per i bisogni del Santuario. L’ultimo romitto fu Gino Ronchi ,”Gino della Madonnina”. Era nato nel 1891 a Iola, nel Modenese, ed assunse la carica di romitto nel 1935, vivendo al Faggio in grande umiltà e povertà: non voleva girare per la questua, non chiedeva niente a nessuno perchè campava con quello che gli veniva dato. E se non gli veniva dato nulla, campava con nulla. Però nei dintorni, a Monte Acuto, a Tresana tutti lo ospitavano invitandolo a cena e lui accettava con semplicità. Non aveva atteggiamenti da rettore, era solo il custode dell’ eremo e lui, a quella Madonnina era devotissimo. Dopo 40 anni di “servizio”, le sue condizioni di salute resero  difficile la sua permanenza al Faggio e quindi dovette andarsene per obbedienza al parroco. Fu ricoverato in ospedale, poi in una casa di riposo, poi in un’altra, era malato, sì, ma il suo male maggiore si chiamava nostalgia.

Una notte, su una strada ai margini di san Giovanni in Persiceto i carabinieri soccorsero un vecchio disorientato, senza documenti e in stato confusionale, diceva solo “Faggio…Madonnina…Madonnina…Faggio”. Per fortuna un carabiniere che conosceva l’Appennino telefonò a Castelluccio. Si seppe così che il vecchio disorientato era Gino, che si era allontanato dalla casa di riposo da 3 giorni ed era andato in cerca della sua Madonnina. Il suo ultimo ricovero fu una casa di riposo chiamata Villa Romita (forse un segno del destino?) ed un giorno il parroco di Castelluccio andò a fargli visita. Gino chiese se, una volta guarito, potesse ritornare al Faggio e vedere la sua Madonnina. Il parroco gli impose la benedizione e gli disse di stare tranquillo, di aver fiducia che presto avrebbe rivisto la sua Madonnina.

Il giorno dopo, Gino chiuse gli occhi per sempre. A me piace pensare che così, finalmente, ha rivisto la sua Madonnina.

 

Testo e foto Fabrizio Borgognoni

R. Zagnoni-G.Paolo Borghi: La Madonna del Faggio-Gruppo Studi Alta Valle del Reno

G. Filippi: La Musola