L’ Anno che verrà

Diciamo subito che il 2024 non si presenta benissimo:  anno bisesto, anno funesto!

Una data che arriva da lontano: sono stati i Romani ad inserire nel loro calendario un giorno in più prima delle calende di marzo: si chiamava “bis sexto kalendas Martias” e scelsero il 24 febbraio perché era, per loro, l’ultimo giorno dell’ anno. Più tardi, quando si incominciò a contare i giorni del mese partendo dal primo e poi con numeri successivi, il giorno “bis sexto” di febbraio divenne il 29. L’ appellativo di anno sfortunato nasce anch’esso con i Romani: Febbraio era il mese dei Feralia, riti dedicati ai defunti, funesto quindi. Ma era anche il periodo dei Terminalia (dedicate a Termine, dio dei Confini) e le Equirie, gare che avevano la funzione di ricordare la conclusione di un ciclo cosmico: due simboli quindi di morte e di fine.

Nel 1582 Papa Gregorio XIII decise di far saltare i giorni dal 4 al 15 ottobre per riportare l’equinozio di primavera al 21 marzo ed  introdusse il calendario detto gregoriano, in vigore a tutt’oggi, in cui stabilì che gli anni secolari, eccetto quelli multipli di 400, non fossero più bisestili. Il 1600 fu bisestile, il 1700, il 1800, il 1900 no, il 2000 è stato bisestile. Gli anni bisestili sono perciò quelli divisibili per quattro, eccetto gli anni secolari che sono bisestili solo se divisibili per 400.

Ma non dappertutto l’anno bisestile è considerato sfortunato: in alcune culture, l’anno bisestile è considerato come favorevole per nuove imprese, cambiamenti di vita o di lavoro.

E poi ci sono tradizioni curiose legate all’ anno bisestile: in Irlanda, le donne possono dichiararsi agli uomini solo il 29 febbraio. In caso di rifiuto, alla donna verrà donato un bacio, una sterlina e un paio di guanti per addolcire la delusione.

In Francia, invece, solo il 29 febbraio esce in edicola “ La Bougie du Sapeur”: tutto il ricavato della vendita di questo giornale va in beneficienza.

Anche il Capodanno inteso come Primo gennaio ha origine Romane: fino al 46 a.C. il primo giorno dell’ anno era il Primo Marzo. Poi Giulio Cesare, con l’ introduzione del calendario giuliano, spostò la data di inizio anno al Primo Gennaio. Il primo giorno dell’ anno, per propiziare la fortuna, venivano offerte a Giano ( da cui deriva Gennaio) focacce fatte con cacio grattugiato, farina, uova e olio. I Romani invitavano gli amici a pranzo ed era usanza scambiarsi vasi di miele con datteri e fichi secchi “ perché l’anno che inizia sia dolce”. I fichi, detti strenae ‒ da cui il nostro strenna ‒ erano accompagnati da foglie d’alloro, come augurio di fortuna e di felicità.

Nei secoli successivi, nonostante  molti paesi avessero adottato il calendario giuliano, non in tutti si festeggiava il Capodanno il Primo Gennaio: fu papa Innocenzo XII nel 1691 a stabilire che la data d’inizio anno  fosse il Primo Gennaio. L’unico tentativo di spostare la data del Capodanno risale al periodo fascista, quando Mussolini spostò il Capodanno al 28 ottobre (anniversario della Marcia su Roma). Con la caduta della Repubblica Sociale Italiana, il Capodanno ritornò al Primo Gennaio.

 Per avere fortuna…cosa mangiare a Capodanno.

La tradizione popolare considera alcuni cibi dei veri e propri portafortuna se mangiati a Capodanno. Ovviamente qui la tradizione si mischia alla superstizione, ma (visto che male non fa) per avere un anno fortunato ecco cosa bisognerebbe mangiare.

Cibo fortunato per eccellenza sono le lenticchie, che si dice portino soldi perché la loro forma ricorda quella delle monete. Altri cibi che propiziano l’ arrivo del denaro sono il maiale e il marzapane ( manthàban in arabo indica la moneta con cui può essere acquistato). Una tradizione vuole che il 31 dicembre si rompa una melagrana davanti a casa: contando i semi che rotolano fuori, quelli saranno i soldi che arriveranno nell’ anno nuovo.

Per avere abbondanza non bisogna farsi mancare un piatto di riso e per avere prosperità bisogna mangiare 12 chicchi d’uva, allo scoccare della mezzanotte, uno per ogni rintocco esprimendo un desiderio. Da evitare i volatili perché, si dice, che con loro la fortuna vola via.

Per avere fortuna…chi incontrare (e chi è meglio evitare) la mattina del 1 gennaio

Questa è una tradizione popolare che si perde nella notte dei tempi, ma molto sentita fino alla metà del secolo scorso (almeno qui in Appennino).

Il primo giorno dell’ Anno, con nonno era usanza andare a portare gli auguri a tutti i vicini. Ricordo che il nonno, prima di uscire di casa, si guardava bene a destra e sinistra: guai ad incontrare come prima persona una donna!

Incontrare come prima persona nell’ anno nuovo una donna è sinonimo di catastrofe: la sfortuna ci accompagnerà 365 (o 366 in questo caso) giorni all’ anno. Peggio ancora se la donna ci porgeva gli auguri: l’anno nasce sotto i peggiori auspici. E proprio per evitare calamità varie, la nonna non usciva di casa, non rispondeva al telefono, non faceva gli auguri a nessuno.

Peggio che incontrare una donna, c’è solo incontrare il parroco o il becchino del paese: la morte visiterà la casa entro l’ anno.

Ottimo auspicio incontrare una persona anziana (basta che sia un uomo, direbbe il nonno): porta vita lunga e prosperità.

Il Primo Gennaio dovevo sempre avere in tasca un soldino (anche solo una moneta da 50 lire): il soldino attira la buona sorte e denaro in abbondanza nell’ anno nuovo. Ma per essere certi di avere dall’ anno Nuovo tutto ciò che si desidera, bisogna incontrare un gobbo. Sì, proprio la gobba è indice di fortuna, salute e soldi: attenzione, però, sempre che si tratti di un gobbo! Se si incontra una donna con la gobba, questa sarà una iattura!

#PiediStanchieCuoreFelice

Testo di Fabrizio Borgognoni

Dicembre 2023 – Riproduzione vietata